anna monrnoy paternò di spedalotto

Anna Monroy Paternò di Spedalotto: Gattopardo di Sicilia

L’eleganza è un modo di porti. Ricordarsi sempre che più si leva e più si è eleganti, soprattutto in un sud che ha l’abitudine all’eccesso. Prima ti vesti e poi togli. Poi c’è un’eleganza che ho la possiedi o non c’è niente da fare: l’eleganza del sorridere, del camminare, del guardare le persone. Non ha niente a che vedere col ceto sociale. Ci nasci e basta”. Parole di Anna Monroy Paternò di Spedalotto discendente dai principi di Pandolfina e di Belmonte, duchi di Giampilieri e marchesi di Garsigliano, in sintesi un Gattopardo di Sicilia. Mi accoglie nella sua amata Villa di Bagheria in una giornata di quelle dove il caldo palermitano non da tregua. Ci accomodiamo nella meravigliosa terrazza.

villa paterno di spedalotto

Soffia un leggero e profumato vento che accompagna questa piacevole conversazione con una delle donne più vivaci ed amichevoli che la vita ti porta a conoscere. Bagheria era meta estiva dei nobile che vi soggiornavano fino all’inizio della vendemmia. La casa è ad un piano con un pronao in stile neoclassico con sei colonne di pietra in stile dorico che si affacciano su una corte, dove si trovano magnolie e ficus. L’interno è un susseguirsi di saloni con pareti e soffitti affrescati in pieno stile neoclassico e con personaggi allegorici.

villa spedalotto a bagheria

Il salone di rappresentanza, dove vi sono le rappresentazioni delle quattro stagioni e dei quattro continenti ( l’Oceania non era ancora stata scoperta), si affaccia su questa grande terrazza decorata con maioliche coeve nei toni del blu, dove una balaustra, bassa in pietra, si apre a doppia scalinata per accedere all’agrumeto.

villa paternò spedalotto a bagheria in sicilia
I Monroy sono una famiglia d’armi spagnola, dell’Estremadura, arrivata a Palermo a seguito del Re Carlo V, di cui erano sui familiari. Giunti in Sicilia si imparentano con le più importanti famiglie del regno, come i Perollo di Sciacca, e ricoprono cariche strategiche sia a livello religioso che istituzionale. Il feudo di Giampilieri non era di casa Monroy ma arriva dalla nonna Marianna Papè di Valdina, famiglia di origine siciliana ma trasferitasi ad Anversa dov’erano banchieri. Rientrano nell’Isola intorno al ‘600 ricoprendo alte cariche come quella di protonotari. “Mia nonna, essendo l’ultima della famiglia, si recò dal Re per chiedere se poteva prendere il titolo di principessa di Valdina, tanto carico di onori. Ma il re rifiutò dicendo che doveva rimanere con il cognome Papè, invece le concesse il secondo titolo che era duca di Giampilieri. Il titolo di duca di Giampilieri esce da casa Papè ed entra in quello Monroy. Titolo che Lei in realtà non usò mai ma sempre quello del marito conte di Ranchibile e principe di Pandolfina. Sarà suo figlio, mio padre, a diventare il primo duca di Giampilieri di casa Monroy”.

anna monroy marchesa di spedalotto
Anna Monroy

Anna nasce a Palermo fa studi classici, storia dell’arte, prova ad entrare all’Istituto Centrale di Restauro di Roma ma poi decide di sposarsi con Achille Paternò Ventimiglia marchese di Spedalotto. Scelgono di vivere a Bagheria e non a Palermo. Dal matrimonio nascono Vincenzo ed Ottavia. Vincenzo cura alcuni affari familiari, tra cui il nuovo resort nato da una masseria a Chiaramonte Gulfi da lui restaurata, mentre Ottavia è antropologa delle religioni e vive a Parigi. Anna si occupa di agricoltura biologica, dirigendo l’azienda in provincia di Ragusa, e soprattutto di questa villa “ho sistemato tutto, restaurato dai quadri ai mobili, ricomposto l’arredo poiché nei tempi era stata abbandonata. Quando sono arrivata era semi vuota, ognuno aveva preso qualcosa. Questo luogo era adorato sia da me che da mio marito. Quando sono venuta ho avuto un colpo di fulmine per questa casa ed a poco a poco ho fatto ritornare tutto l’arredo, soprattutto quando mia cognata Silvia ha sposato Amedeo d’Aosta. Il matrimonio è stato celebrato qui ed io ho chiesto a mio suocero, Vincenzo Paternò, la ricomposizione dell’arredo della villa. Un matrimonio che ha visto la presenza di Margherita di Romania, che era testimone di Amedeo. In più è sopraggiunta poi la parte dei mobili della mia famiglia del palazzo Valdina e qualcosa di casa Monroy. Mio padre, per caso fortuito o per intuizione, svuotò il palazzo Valdina, di cui oggi resta solo la scheletro esterno, prima di essere bombardato durante la seconda guerra mondiale. Mise tutto in un magazzino: specchiere, tappeti del salone da ballo di Palazzo Valdina oggi si trovano qui”.

palazzo papè di valdina a palermo
Anna Monroy fotografata da Alessandro Belgioso tra le rovine di Palazzo Papè di Valdina a Palermo

Anna ha un amore sviscerale per questa casa, ne conosce tutti i segreti e le storie. Ama questa Villa perché fu costruita proprio sull’amore, quello tra Onofrio, secondogenito di casa Paternò di Raddusa, e Maria Antonia, terzogenita dei marchesi Trigona di Spedalotto. All’età di 15 anni Maria Antonia viene mandata in convento ma il destino vuole che entrambi i fratelli muoiano diventando lei unica erede di un patrimonio immenso. Gli zii cercano di obbligarla a rinunciare all’eredità ma il cugino Onofrio, avvocato, prende le sue difese e dopo una causa durata vent’anni, riesce a farle prendere possesso dei suoi beni. Maria Antonia abbandona il convento e sposa Onofrio. Era il 1784 e decidono di trasferirsi a Bagheria per viverci acquistando dalla famiglia Arezzo i terreni e la casa in fase di costruzione.  “Siamo stati noi a chiederne il vincolo alla Soprintendenza, cosa che succede uno su un mille. Negli anni ho aperto la villa ai gruppi interessati: ai soci delle dimore storiche ed ai musei internazionali. Questa casa insieme a villa Belmonte all’Acquasanta sono state da stimolo per la nascita del neoclassicismo siciliano. Sette anni fa venne la tv tedesca per fare uno special sull’archietto e  pittore prussiano Carl Friederrich Schinkel ed ne io chiesi il motivo. Mi risposero che Schinkel aveva ritratto la mia casa in suo acquerello, notizia che ignoravo”.

le più belle ville di bagheria
Anna continua a raccontarmi ed i ricordi portano in vita personaggi che hanno fatto la storia. Mentre a Villa Valguarnera risiedevano, dalla fuga napoletana, Ferdinando I e Maria Carolina di Borbone, a Villa Spedalotto erano ospitati i principi reali ereditari Francesco di Borbone, futuri re Francesco I, con la consorte Maria Clementina d’Asburgo e la figlia Maria Carolina duchessa di Berry. “Possiedo il suo candelabro con il giglio di Francia ed i ritratti dei sovrani con la B di Berry”. Vi soggiornarono anche Francesco II di Borbone, duca di Calabria, e Luigi Filippo d’Orleans, futuro re dei francesi. Si narra che addirittura il re delle Due Sicilie Ferdinando II di Borbone (passato alla storia come re Bomba) sia nato qui.

anna monroy a villa spedalotto
Anna Monroy ritratta in terrazza da Shobba

Hai un ricordo della tua infanzia a cui sei legata?
Una zia, Carolina Monroy di Ranchibile. Avevo sei anni ma intuivo che fosse una persona speciale. Era Presidente della Croce Rossa Siciliana, era nubile e possedeva un medagliere da fare invidia a quellodella duchessa d’Aosta, che rivestiva la carica di Capo Nazionale. Una donna eccezionale che ha aiutato ad aprire un ospedale sul Carso dove ricevevano tutti i malati, che non era la norma, sia italiani che austriaci. Venivano curati tutti perché erano persone, erano malati. Alla fine della guerra ha ricevuto la medaglia della Croce Rossa Internazionale Florence Nightingale, data su proposta austriaca e non italiana. E’ andata anche in Africa Orientale dove ha aperto un altro ospedale a Massaua. Conservo delle foto che la ritraggono insieme ai malati ed alla Duchessa d’Aosta. Ha avuto anche la medaglia della terza armata. Io l’ho appena conosciuta, ma per una questione che non so spiegare ce l’ho dentro come se fossi la sua testimonial, come se dovessi proseguire il suo percorso. Quando vado a Lourdes ogni anno mi viene in mente lei ed i suoi insegnamenti”. Anna Monroy è Dama d’Onore e Devozione dell’Ordine di Malta e si reca ogni anno a Lourdes e Loreto “è un viaggio dell’animo, il viaggio più bello che non vedo l’ora di fare. Sono capo sala. Presto assistenza ai Signori ammalati durante i pellegrinaggi ma anche durante l’anno. Il mio impegno è continuo”.

anna monroy di giampilieri
Anna Monroy ritratta da Slim Aarons per la rivista americana “Town & Country”

Il bon ton fa parte della tua educazione, del tuo vivere quotidiano. Cos’è che non sopporti come atto di scortesia che una persona può commettere.
C’è un atteggiamento di grande indifferenza e di disprezzo dei luoghi dove ti trovi, che mal sopporto. Per questo motivo io non faccio pubblicità a questo posto perché sono gli interessati a contattarmi per vivere questa esperienza. Chi viene vuole vedere e sentire queste storie. Possono anche non sapere usare l’ordine delle posate, questo mi interessa poco, ma non possono non volere sentire l’anima della casa. Fortunatamente ammetto che mi capita di rado”.

stemma paternò di spedalotto
Stemma Paternò di Spedalotto

La nobiltà ha senso oggi?
Se riesce a veicolare ancora educazione, storia delle famiglie, storie locali potrebbe avere ancora un suo valore. Significa anche impegno sociale verso gli altri”.
Cos’è per te la bellezza?
La bellezza la puoi trovare in un fiore, in una pianta, in due posate messe a tavola con grazia con un fiore accanto. In una persona che ti riceve sorridendo nel paesino in cui ti sei fermato. E’ un moto interiore che poi si rivolge all’esterno. Poi c’è una bellezza più contestuale. La bellezza che deve essere insegnata. La famosa bellezza che salverà il mondo si sta perdendo se tu non l’insegni. Pensa ai giovani abituati alle periferie. Non possono sapere cos’è la bellezza perché non la vivono, non se ne accorgono. La bellezza paesaggistica, architettonica. E’ compito nostro insegnarla”.

anna monroy fotografata da giovanni gastel
Anna Monroy fotografatata da Giovanni Gastel

Cosa ti piace di Palermo?
Quest’aria di fusione architettonica, e di conseguenza culturale, che si respira. Questa facilità di contatto umano, questo vivere il mare quotidianamente, ogni giorno. Tutti posso andare a mare e possono viverlo, sia d’inverno che d’estate. Il 1 gennaio eravamo in spiaggia a farci gli auguri. Di Palermo non mi piace il degrado, la poca attenzione delle istituzioni verso questa città che sta cadendo. Quando penso alla mia città mi vengono in mente colori, feste, monumenti, gentilezza che fa parte dell’anima come della nostra cultura. Il popolo siciliano è un popolo antico dalle grandi tradizioni e miti. Questa cultura la trovi in ogni strato sociale, se ci pensi anche i pupari raccontavano storie che altro non erano che la Gerusalemme Liberata”.
Cosa porti con te sempre in viaggio?
La sciarpa. Mi serve sempre. Se sono in aereo e sento freddo. Mi serve per coprirmi nei paesi in cui te lo chiedono. Se hai un abito succinto e devi entrare in chiesa. Non manca mai”.

anna monroy di giampilieri
Anna Monroy

Cosa non dovrebbe mai indossare una donna?
Un vestito con il quale non sta bene. Sei tu che fai il vestito e non il contrario, non importa la grande griffe. Molto spesso al vintage si trovano delle cose fantastiche”.
Cosa non vorresti mai vedere addosso ad un uomo?
Ci sono tante cose: le calze bianche, il borsello che mi fa impallidire. Ma su tutto il pantalone corto ed il suo uso smoderato. Brutto. Il bermuda in città non va bene. Col bermuda vai in barca, al circolo, se sei a Mondello, se vai al mare. Per questi luoghi va benissimo”.
Un libro a cui sei legata?
Nel periodo in cui studiavo ho amato i libri dello storico dell’arte Argan. Poi Tolstoj, la letteratura russa è un faro per l’umanità: Anna Karenina, Guerra e pace. Poi mi ho avuto la fortuna di avere anche la nuora russa”.

anna monroy paternò marchesa di spedalotto
Anna Monroy con la troupe del regista Lamberto Lambertini

Personaggio storico preferito?
Andando contro corrente mi piace Napoleone perché era un uomo geniale. Venuto dal niente, dalla Corsica, ha conquistato l’Europa. Era geniale nella parte strategica della sua opera di azione. Ok era un dittatore, ma è stato geniale”.
Se dico musica classica?
Mozart. Mentre avevo 10 anni quando ho assistito, al Teatro Massimo, alla mia prima opera lirica: la Traviata. Ricordo che piangevo dalla commozione”.
Una città a cui sei legata?
Parigi, perché ci vive mia figlia”.
Un piatto che fa parte della tua storia della tua famiglia?
I carciofi con la salsa bruna, una mayonnaise nera, una ricetta dei monzù di casa. Ma non mi chiedere come si preparano, è un segreto. La propongo spesso così come la gelatina di caffè con panna. Per i nostri ospiti stranieri preparo menù con piatti siciliani utilizzando prodotti che provengono dalla nostra campagna. Adopero l’olio extra vergine della nostra tenuta e la nostra frutta per confezionare marmellate e gelati”.
Il tuo rapporto con gli animali?
Grandissimo rispetto ed amore, soprattutto per cani e gatti che non devono essere toccati, abbandonati e maltrattati. Io avevo un gatto che è morto da poco dopo circa 20 anni. Ora ne ho un altro che mi ha scelto. Me lo sono ritrovato dentro la mia macchina. Poi ho due cani”.

villa paternò spedalotto a bagheria
Qual è il tuo tocco per rendere speciale una tavola.
Utilizzo i fiori che sono fondamentali e la presentazione dei piatti. Fiori stagionali che di solito raccolgo in giardino. Se c’è un buffet dei grandi mazzi, nel caso di cena placeè fiori più contenuti . Nei pranzi seduti presto molta attenzione ai plasment (disposizione degli ospiti a tavola) in base ai loro interessi. Se non è un pranzo di stretta etichetta, dove devo seguire le norme, metto accanto persone che possono condividere un discorso sia esso lavorativo che culturale”.
Perché non si dice piacere?
E’ una parola che non ha nessun senso. Non l’ho mai usata. “Come sta” forse è meglio”.
L’artista a cui sei legata?
Nel mondo dell’arte antica il Caravaggio , fa parte della storia di Palermo con la tela trafugata dall’Oratorio di San Lorenzo . L’arte moderna è un campo che sto ancora studiando perché per formazione e studi non mi appartiene. Io ho vissuto a Milano per cinque anni, una città che non avevo mai frequentato, forse la detestavo, non capivo cosa ci fosse da vedere. Ed è proprio qui che ho iniziato il mio percorso verso l’arte moderna”.
Un colore?
Rosso, perché da energia”.
Sicilia?
Bellezza”.
C’è davvero una atmosfera magica in questo posto. La luce è meravigliosa, mi sento quasi un viaggiatore del Grand Tour. Non posso che condividere le parole di Alexandre Dumas, anch’egli seduto in questo stesso posto dove sono io “Dopo la cena ci fu servito il caffè su una terrazza piena di fiori; da questa terrazza si scorgeva il golfo per intero, una parte di Palermo, il Monte Pellegrino e, infine, in mezzo al mare, come in una nebbia fluttuante all’orizzonte, l’Isola di Alicudi. L’ora trascorsa su questa terrazza, durante la quale vedemmo il sole al tramonto e il paesaggio attraversare tutte le gradazioni della luce, dall’oro brillante all’azzurro cupo, è una di quelle ore indescrivibili che si ritrovano nella propria memoria, ma non si possono far comprendere ne con la penna ne dipingere con il pennello”.

villa spedalotto di bagheria
Villa Spedalotto: particolare dello stemma Paternò

il blog del marchese ed anna monroy a bagheria villa paternò di spedalotto a bagheria terrazza di villa spedalotto a bagheria

villa spedalotto a bagheria vicino palermo
Villa Spedalotto: esterno