Reverso: Una leggenda in movimento. di Jérôme Lambert, CEO Jaeger-LeCoultre
L’aneddoto appartiene alla grande storia dell’orologeria. Non occorre molta immaginazione per visualizzare la scena, come in un film. Esterno, giorno. Un grande campo dove la polvere ricopre il manto erboso. La luce è forte, fa caldo e c’è afa. In lontananza, i cavalli cambiano direzione repentinamente, si lanciano al gran galoppo, si avvicinano, si allontano nitrendo. I loro cavalieri, casco in testa e vestiti con colori vivaci, sollevano la stecca. Siamo nel 1930, in India, allora colonia britannica. Questi uomini sono quasi tutti militari inglesi dell’Esercito delle Indie e sono intenti a disputare un’accesa partita di polo, lo sport “dei guerrieri, dei principi e dei re” che hanno scoperto un secolo prima sbarcando in queste contrade lontane dalla loro isola natale. Fu così che i soldati di Sua Maestà trasformarono un’attività anticamente praticata solo nelle steppe dell’Asia centrale in uno sport “so british”, miscela di eleganza, abilità e combattività. Uno spirito di competizione a volte eccessivo, le cui prime vittime erano gli orologi indossati dai cavalieri. E molti giocatori, al termine di una disputa senza tregua, si accorgevano che i colpi avevano avuto la meglio sul loro segnatempo. E uno degli ufficiali, tenendo il suo cavallo per la briglia, si avvicina a un uomo elegante, in abiti civili, in piedi a bordo campo. Si chiama César de Trey. Il personaggio non è un suddito britannico, è svizzero. È un uomo d’affari che ha fatto fortuna a Londra vendendo prodotti dentari e che si è riconvertito alla promozione di segnatempo di alto livello. L’ufficiale che lo raggiunge tiene in mano il suo orologio il cui vetro si è infranto durante la partita di polo. “Ne ho rotto un altro” esclama contrariato. La sera stessa, durante un ricevimento organizzato al club, il militare inglese, che non ha ancora digerito l’incidente, si avvicina nuovamente a César de Trey, di cui conosce la professione. Lanciandogli una sorta di sfida, gli chiede se sarebbe in grado di progettare un orologio sufficientemente robusto da resistere a una partita di polo. Rientrato in Europa, però, fissa un appuntamento con un orologiaio di sua conoscenza: Jacques-David LeCoultre. Quest’ultimo dirige in Svizzera una delle rare manifatture in grado di gestire internamente tutti gli aspetti necessari alla progettazione e alla costruzione di movimenti di alta qualità. I laboratori parigini di Jaeger sono il partner ideale per affrontare la sfida. Dalle loro riflessioni nasce l’idea di una cassa in grado di ruotare per proteggere il quadrante ed esporre agli urti solo il fondo in metallo. Il 4 marzo 1931, l’ingegnere francese Alfred Chauvot deposita il brevetto riguardante un orologio “in grado di ruotare su se stesso scorrendo nel proprio supporto“. Ancora una volta, come fossero i dialoghi di un film, proviamo a immaginare la scena tra l’incaricato dell’ufficio brevetti e il progettista: – Qual è il nome dell’invenzione? – Reverso. – Cosa significa? – Mi volto, viene dal latino. –
° anniversario del Reverso, il campo delle possibilità in materia di personalizzazione non è mai stato così vasto. E mai la nozione di condivisione è stata tanto forte. Il fondo della cassa reversibile può essere decorato con iniziali, con un nome, con numeri, nulla è troppo complicato e tutto è ormai possibile grazie alla perizia degli artisti della Manifattura di Le Sentier. Perché il desiderio di Jaeger-LeCoultre di offrire ai possessori del Reverso un posto nella storia di questo orologio e del marchio non è mai stato così grande. Ognuno, infatti, personalizzando il proprio Reverso, scrive una nuova pagina di questa leggenda. D’ora in poi, chi vorrà condividere la propria ispirazione con gli altri appassionati del Reverso potrà farlo attraverso un museo virtuale e una mostra reale.