“Per Grazia di Dio e del Regno…”.
In un passato, neanche tanto lontano, erano i Sovrani a concedere alle famiglie l’onore di fregiarsi di titoli nobiliari sulla base di meriti riportati in battaglia o grazie all’acquisto di paesi e città, naturalmente solo quelli che potevano essere “infeudati” e comunque sempre dopo l’agognato Regio Assenso.
Scomparsi gli ex regni, detronizzati, inviati in esilio, o in alcuni casi riciclati in trasmissioni televisive, Re e Principi di Sangue non hanno più alcun potere in merito ai titoli, se non la concessione di qualche cavalierato. 
Agli ordini di antico prestigio e storia, come quelli del Sovrano Ordine di Malta, di San Gregorio Magno, del Santo Sepolcro, dei S. Maurizio e Lazzaro si affiancano oggi decorazioni di cavalierati dai nomi affascinanti ma che non hanno alcun riconoscimento  e  che dovrebbero essere guardati con la stessa espressione del Principe di Salina quando Calogero Sedara si presenta al ballo con la sua nuova croce, e con tono di sdegno gli intima di levarla perché in quel luogo quell’onorificenza non ha alcun valore e significato.
Come fare quindi per avere un titolo? Più semplice di quanto possa pensarsi.
Proprio Lui, il social network più diffuso ed utilizzato al mondo è il Sovrano Assoluto. La concessione del titolo è semplice e non costa nulla, occorre solo aggiungerla nel nome profilo ed il Titolo è fatto, legittimo ed indiscusso.
Solo uno spreco di tempo e di denaro ad esempio ricorrere al Re di Spagna per il riconoscimento, per quanto concerne quelli dell’ex regno delle Due Sicilie. C’è Facebook!
Un pullulare di baronetto, principino bis, principino forever, cavalieri e largo alla fantasia…
   
Con i miei 5000 contatti mi si presenta ogni giorno un mondo davvero variegato e dalle strane sfaccettature, ma comunque sempre divertente e pieno di spunti sociali.
Il più sfruttato è il titolo di principe e barone, mentre pochi sono i casi di duca, me ne è capitato solo uno che reggeva orgoglioso un pesce di grandi dimensioni.
Ma non è finita! Non ci si limita al titolo, poiché un titolo senza feudo non ha senso…quindi meglio aggiungere un buon predicato, sempre inventato ma di grande effetto.
Ecco a Voi le nuove infeudazioni di paesi e città concessi a cognomi e famiglie che non hanno alcun legame con quel posto, forse non sanno neanche dove si trovi, ma questo è il potere di Facebook; quindi evitate di discutere, di controllare il Libro d’Oro, di fare serie ricerche archivistiche. Perderete solo tempo.
Da membro del Collegio Araldico ed appassionato di storia direi che ho trascorso tanto inutile tempo chiuso nell’affascinante Archivio di Napoli a leggere e spulciare faldoni, pergamene, filze, Relevi ed archivi di famiglia; ma in quel periodo non esisteva Facebook.
La Repubblica ha eliminato titoli e predicati prevedendo che quest’ultimi facciano parte integrante del cognome laddove siano stati riconosciuti. Ma poco importa di questa legge, ed anche se il predicato uno non lo possiede legalmente lo può avere in forza e virtù del potere concesso dal Sovrano Telematico.
Naturalmente non aspettatevi che i nobili di facebook vi stupiscano e meraviglino con foto delle proprie dimore storiche, palazzi, castelli, tenute. A me è capitato di vederne uno che mostrava con orgoglio la propria cucina dove il lampadario era una semplice lampadina sospesa al cavo elettrico, una cerata agrumata sul tavolo di nobil compensato ed una bottiglia di Coca cola come centrotavola. O quello che ristrutturata la propria dimora ha fotografato minuziosamente ogni angolo mostrando con orgoglio i propri mobili Mondo Convenienza (senza nulla togliere o sminuire). Ma non scrivere la mia “nobile dimora”! Ma forse l’importante è crederci, ne sono più che mai convinto.
Alcuni vivono nell’equivoco che portando un cognome che in alcune città appartiene a nobili famiglie, si sentano anch’essi appartenenti allo stesso lignaggio. Ignorano l’esistenza dell’omonimia.
Doppi e tripli cognomi anteposti al proprio, (si aggiungono quelli materni, quelli della nonna e così via); si riesuma il titolo della bisnonna o della nonna facendolo proprio ignorando spudoratamente regole portanti dell’araldica: la donna non trasmette il proprio titolo ai figli e nel momento del matrimonio lo perde acquisendo, se c’è, quello del marito.
Mostri storici come i fedecommessi, legge Salica, diritti feudali, riconoscimenti, concessioni “graziose”, infeudazioni, maggiorascato, legati, finiscono tutti  nel dimenticatoio, scompaiono per sempre anche dal semplice ricordo.
Bruciate per sempre opere polverose e desuete come quelle dello Spreti, del Candida Gonzaga, del De Lellis, del Pompeo Litta, il Teatro Araldico, l’almanach de Gotha, del Toraldo di Francia, del Guelfi Camajani, di Scipione Ammirato.
Sono inutili perditempo. Consultate Facebook, una guida moderna ed attuale suoi nuovi titoli e predicati concessi dal Sovrano Assoluto, Illuminato ed Indiscusso. Occorre solo una buona connessione ad internet e sarete soddisfatti o se vi farà piacere sarete investiti anche Voi di un titolo e predicato.. “Per Grazia di Dio e di Re Facebook….”.