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Tornare nel bellissimo showroom di Mauro Grifoni è sempre un grande piacere. Primo motivo: le sue collezioni non sono mai banali o scontate. Secondo motivo: la gentilezza, la professionalità e la competenza del personale presente che non manca mai di accogliere con un sorriso tutti i visitatori. Terzo motivo: la location è bellissima, uno di quei palazzi che sono il cuore della Milano più elegante, con un sorprendente e segreto cuore di terrazzini verdi.

Ciò che colpisce immediatamente (e che è una straordinaria costante in ogni pezzo) è la qualità. La qualità dei tagli, delle costruzioni, dei materiali scelti.

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Per trasmettervi questo concetto di qualità, scegliamo nella linea bambino il pezzo che più ci ha colpito e che secondo noi ben rappresenta la cultura del fare e del sapere fare bene: il tempo ed il lavoro manuale diventano espressioni di affetto ed un modo per creare qualcosa di davvero unico e personale. Di cosa si tratta?

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L’oggetto in questione è una scatola che contiene al suo interno una scarpina da bebè, gli strumenti per realizzarla ed un manuale di istruzioni. La scarpina, infatti, non è assemblata ma divisa nelle parti che la compongono: sarà poi ciascuno, individualmente, a realizzarla. Il processo sostituisce quindi il prodotto, aumentandone il valore; l’oggetto inanimato diventa oggetto d’affezione. A nostro avviso tutto ciò è geniale! La scarpa è un polacchino rosa, realizzato in materiali totalmente naturali, di vacchetta o di pelle scamosciata. Il risultato finale è un regalo fatto con le proprie mani, come si usava una volta. Un’idea preziosa, soprattutto in un’epoca di grande omologazione e dove spesso si ha già tutto se non di più.

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Nella linea donna, il gioco dei contrasti tra maschile e femminile, tratto distintivo dell’estetica Grifoni, è ancora una volta fortemente rappresentato. La collezione è concepita, ancora una volta, come un repertorio di possibilità, da interpretare in modo personale e istintivo.

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Le cinture ridisegnano la silhouette e piegano i volumi accostandoli al corpo. Sui cappotti senza collo fanno capolino preziosi colli di pelliccia. Un senso di morbidezza caratterizza le giacche, fluide come cardigan. Le camicie giocano con i contrasti: colli di lana su pezzi classici, decori di borchie. Si abbinano a gonne lunghe a vita alta o a pantaloni larghi che s’arrestano alla caviglia. Gli abiti hanno linee a tubino o sono interpretazioni inedite della classica felpa. L’equilibrio dei contrasti si riflette anche nella linea accessori: scarpe ultrafemminili dai tacchi alti si contrappongono a stringate maschili.

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La palette dei colori va da note di blu pavone e verde petrolio a tocchi di azzurro e verde brillante, per arrivare ai toni più tranquilli di bordeaux, terra bruciata, grigio polvere. I materiali sono corposi e piacevoli al tatto: shetland, lane maschili, lamé oro e argento, jacquard, mix di lane infeltrite ed effetto pelliccia.

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La linea uomo sceglie di concentrarsi sugli elementi essenziali di ogni capo: linea, dettagli, texture. C’è pulizia con sottili alterazioni che riscrivono quello che è lo stile secondo Grifoni: vite più alte, tasche che si allungano, pieghe e tagli che sottolineano la costruzione. La parola d’ordine è personalità.

Il cappotto è protagonista insieme alle giacche dalla costruzione leggera. Si indossano con pantaloni e camicie dalla linea pulita. La maglieria ha un ruolo centrale nella costruzione di un guardaroba personale: maglie basiche di alpaca, seta, cashmere, si alterano a pullover melange di mohair. Il punto felpa caratterizza i capi più sportivi. Gli accessori danno infine un segno forte: stringate di pelle a tinte accese e cinture dai colori vivi.

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La palette dei colori spazia dal blu e grigio fino al nero, nuovamente protagonista, mentre accenti di bordeaux e senape irrompono improvvisi. Le materie sono preziose, ruvide, mascoline: panni double, casentino, shetland, jersey infeltrito, lane di vario genere, cotone.

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Mentre ammiriamo e commentiamo i capi, Marcella Giusto del Press Office Grifoni scherza amabilmente con noi raccontandoci quanto sia interessante confrontarsi con le opinioni di chi viene a conoscere le loro collezioni. Le raccontiamo il nostro particolare gradimento verso il progetto della scarpina bebè handmade e vediamo il sorriso aprirsi sul suo volto. Deve essere proprio bello fare parte di una realtà dove personalità, creazione, originalità sono parole non vuote ma che ancora hanno un significato. Deve essere bello poter trovare soddisfazione nell’apprezzamento altrui, soprattutto dopo tanto lavoro e studio.

Non vediamo l’ora della prossima collezione.

Milano, Via Santo Spirito, Emanuela Pirre’

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